I temi dell’itinerarioL’itinerario mette al centro della riflessione il “progetto” di Aldo Moro, vale a dire l’esistenza di un suo consapevole “disegno” in merito allo sviluppo della democrazia italiana, all’Europa e al governo delle relazioni internazionali, che avrebbe guidato la sua azione per tutto l’arco della sua carriera politica. Se un tale disegno esiste, esso ha certamente assunto il carattere di un progetto interrotto, bloccato nel suo sviluppo dall’omicidio politico di cui Moro è stato vittima. Di tale disegno, si possono mettere in luce almeno tre elementi. Il primo è la tendenza all’inclusione che Moro ha mostrato nella sua carriera politica. Egli ha sempre cercato di coinvolgere tutte le realtà popolari nei processi di democratizzazione e di sviluppo, evitando di erigere steccati o di stabilire limiti invalicabili e puntando sempre ad aprire canali negoziali quando gli steccati e i limiti erano posti da altri. Forti tracce di questa attitudine si ritrovano anche nell’azione di Moro nel campo della politica estera (soprattutto a proposito dei temi della distensione Est-Ovest, della cooperazione internazionale e dei rapporti tra Nord e Sud del pianeta, dell’unificazione europea). Un secondo elemento è quello del pluralismo sociale, colto come manifestazione della molteplicità e della vastità di forme assunte dalla vita sociale. Lo statista non vedeva nel pluralismo sociale, in quanto tale, un fattore di divisione e una fonte di conflitto. Il problema era semmai quello di ricercare e mantenere una convergenza tra le istanze e i significati propri di ogni famiglia culturale, religiosa o politica, sulla base di un comune “valore umano”, di una “elementare idea di uomo” in cui tutti possono riconoscersi, su cui fondare la convivenza civile. Un terzo elemento ruota intorno all’idea del “compimento della democrazia”, se si considera la preoccupazione dello statista di attivare e sostenere nel tempo un processo di stabilizzazione del sistema politico, tale da consentire l’introduzione, anche in Italia, di una effettiva democrazia dell’alternanza. |